2 aprile 2023 - Giornata mondiale per la consapevolezza sull'autismo

                        2 Aprile  2023

Giornata mondiale per la consapevolezza sull'Autismo   

              Martino piccolo lupo



“Martino Piccolo Lupo” sottotitolo “Una storia per aiutare grandi e bambini a parlare di Autismo” una favola lussuosamente confezionata firmata da Gionata Bernasconi e Simona Mulazzani edita da Cartusia .


Martino è un cucciolo di lupo tenero che con indosso un  pigiamino verde dorme abbracciato alla sua mamma. E quando si sveglia comincia ad esplorare il mondo che lo circonda ma invece di ululare alla luna come fanno i suoi simili preferisce ammirare  un albero carico di ciliegie selvatiche “incantato dalle luccicanti palline rosse”. Passa il tempo e Martino non ha ancora emesso un ululato.


La comunità dei lupi è preoccupata. Soltanto quando un rametto con due ciliegie, di quelli che i bambini usano come orecchino, gli cade sul naso emette due piccoli versetti.  E quando gli finisce in bocca e lui assaggia quella prelibatezza ne resta estasiato. Ma basta  una farfalla che gli sfiora la coda a farlo urlare forte per la paura come se fosse stato un fulmine. In pratica Martino ha dei comportamenti bizzarri che poco hanno a che spartire con quelli dei lupi e la comunità, per questo, lo espelle dal branco. Martino resta così con la mamma e senza amici, A parte un’oca che non si fa problemi se lui va in giro con due ciliegie sul naso. Anzi si converte pure lei alla nuova moda pensando di essere così un lupo.



Non ci vuole molto a capire che  quando Martino comincia a mostrare le sue “stranezze” non viene capito e per questo viene allontanato dagli altri. Una situazione, molto comune anche nella nostra vita. . Ma siccome una favola è tale quando finisce in bellezza Martino, presto, ha il suo giusto riscatto e ritrova il branco. La morale è quella dettata dal buon senso. Martino sei diverso ma comunque sei uguale a noi.


Ascoltiamo e guardiamo la storia




Parola ai bambini 


Ora ascoltiamo idee e opinioni attraverso una conversazione guidata. 


Maestra:Chi  era questo animale? (indica l'immagine del lupo) 

Bambini:un lupo che era con la mamma! 

Maestra: un lupo o una volpe? 

Bambini:un lupo è tutto grigio e nero! 

Maestra: nasce in un giorno di sole? 

Bambini:noooo c'era la luna, il buio e il bianco…. 

Maestra :la nebbia volevate dire? 

Bambini:siiii

Maestra:sotto quale albero si trova il lupetto? 

Bambini: quello delle ciliegie

Maestra :cosa fanno tutti i lupi quando vedono Martino? 

Bambini: auuuuuu

Maestra : Martino ulula? 

Bambini:no no

Maestra : I lupi ululano per dirsi ciao! 

Bambini: Martino non ulula ma guarda le ciliegie con la mamma. 

Maestra : La mamma è seduta e aspetta tanto che cosa? 

Bambini: il lululato…… ma il papà lupo dice che poi impara… a fare uuuuuuu

Maestra: La mamma vuole spiegare al suo cucciolo come ululare, ma Martino cosa fa… 

Bambini: no…. balla, e a lui piace guardare le 🍒 🍒 ciliegie! 

Maestra: quando Martino fa il primo versetto? 

Bambini: fa u-u-u piccolo quando la farfalla va così sulla coda

Maestra: voi a scuola vedete qualche amico che fa così!? 

Bambini:  Siiii lui fa così e guarda tanto un fruttino quando guarda tanto…lo vuole. Tante volte guarda una cosa, oppure con una manina la muove tanto… oppure con gli occhietti guarda di qui e lì (i bambini imitano gesti e movimenti che riconoscono nel compagno come comunicazione per ottenere ciò che vuole e per comunicare desideri) 

Maestra : gli altri lupi chi sono? 

Bambini: amici, cugini…. un fratello…. 

Maestra: cosa fanno tutti questi lupetti? 

Bambini: lo prendono in giro….. Sei un oca…. Usano una brutta voce! 

Maestra: ma secondo voi questi lupetti sanno che lui è un lupo? 

Bambini:siiii

Maestra : allora perché lo prendono in giro?

Bambini : perché Martino grida alle farfalle e loro un po' hanno paura!!!!! Si un po' di pauretta…. 

Maestra:la mamma di Martino come si sente? 

Bambini : è tutta triste…. Ma la mamma ti vuole per sempre 

Maestra: cosa succede poi nella storia!? 

Bambini: la mamma  e Martino restano soli…. ma arriva un'oca che ha paura delle volpi! 

Maestra : perché ha paura? 

Bambini: perché la volpi si mangiano le papere….. 

Maestra : quando l'oca si allontana trova il lupo e ha paura, da cosa lo avete capito?

Bambini : trema tutta, anche la voce è da tremarella…. 

Maestra : Martino ora è felice perché? 

Bambini: perché lui non mangia le oche…. Ma le 🍒 ciliegie …. Anche lei

Maestra: quando l'oca capisce che Martino non la mangia cosa succede? 

Bambini : si siedono e mangiano le ciliegie e diventano amici……e non scherzano…si gioca è una cosa seria

Maestra: voi sapete chi è il pericolo per le volpi? 

Bambini : i lupi!!!! 

Maestra: come fa l'oca a travestirsi da lupo per spaventare la volpe? 

Bambini : mette nella bocca i sassolini per fare i denti e le 🍒 ciliegie sopra! 

Maestra: la volpe ha paura? 

Bambini: no….lo sa che è un' oca

Maestra : perché la volpe non ha paura di Martino? 

Bambini : perché è piccolino…. è bellino, è fermo…. Non fa paura, è bassino

Maestra: chi difende Martino? 

Bambini : la mamma che fa uuuuu e la volpe scappa via di corsa

Maestra: Martino questa volta ulula perché? 

Bambini: perché vicino a lui c'era la sua amica…. la oca

Maestra: quando Martino con l'oca e la mamma tornano verso casa  dagli altri lupi cosa succede? 

Bambini: il capo assaggia una ciliegia… e gli altri capiscono che è un lupo anche Martino…. 


La maestra al termine racconta che ci sarà una festa speciale il 2 Aprile, la giornata mondiale dell'autismo, che ha come colore che la rappresenta il blu,  propone un'attività che avrà tante sfumature di blu! 


Maestra: L'idea è quella di creare un mazzo di fiori con sfumature colorate cosa ne pensate? 

Bambini: siii un po' azzurretto, uno blu di scuro. Anche il profumo dei fiori è diverso!


         


Per riflettere con i bimbi la storia è stata ascoltata prima per intero e poi a piccoli pezzi con conversazione guidata


La magia di una storia, alcune riflessioni


Rendere metaforicamente qualcosa di complesso e delicato come l’Autismo attraverso un racconto per bambini è un esercizio che presta il fianco ad alcuni 

pericoli. Il primo è quello di scrivere una storia basata su un sentimento di commiserazione per il protagonista e la sua famiglia ttenendo, paradossalmente, l’effetto di stigmatizzare ancora di più la condizione del piccolo lupo che, in questo racconto, rappresenta l’Autismo. 

I bambini con Autismo non hanno bisogno di pietà ma di comprensione, nel senso più profondo del termine che non è un semplice “capire” ma piuttosto un "cum prendere" e dare. 


Il secondo pericolo è quello di cedere alla tentazione di forzare il lieto fine, senza interrogarsi su cosa significhi per la persona con Autismo e per la sua famiglia. 

Per esempio facendo evolvere il protagonista in maniera irrealistica rispetto alla problematica che rappresenta. 

L’Autismo è un disturbo che tocca gli ambiti della comunicazione e dell’interazione sociale, aspetti che ci caratterizzano come esseri umani . Senz’altro queste difficoltà possono essere presenti a causa delle caratteristiche tipiche del bambino autistico, ma potrebbero addirittura esser amplificate 

dallo sguardo  degli altri. 

In questo racconto il lieto fine non è dunque negare l’Autismo, forzando una miracolosa “guarigione” del protagonista, fino a farlo diventare come gli altri lupetti. 

Tuttavia, il bambino con Autismo può imparare molte cose se accolto in una società di persone sensibili e competenti.

 Il lieto fine è dunque il comprendere che occorre guardare oltre “le ciliegie” per capire realmente chi abbiamo di fronte, sviluppando la capacità di includere tutti nel branco, perché l’inclusione non è plasmare un individuo secondo un modello prestabilito ma partecipare alla vita della collettività (per esempio a scuola) nella maniera più autonoma possibile. 

Martino si sforza quindi di imparare l’ululato, anche se non guarda la luna, ma anche il capobranco deve assaggiare le ciliegie e capirne il vero sapore, prima di dare giudizi o temere dei comportamenti sconosciuti. Bisogna guardare oltre “le ciliegie”, come fa l’oca, per vincere le paure e i pregiudizi e dare un senso a quello che ci circonda. La nebbia che avvolge la storia è quindi metafora dell’ignoranza che, dipanandosi, può portare alla luce aspetti sorprendenti di una realtà come l’Autismo, complessa e delicata allo stesso tempo.

La magia di una storia può essere la magia della vita! 



Il libro, attraverso il linguaggio metaforico e gli animali come protagonisti, affronta le peculiarità caratteriali e relazionali dell’Autismo, con l’obiettivo principale di facilitare il rapporto con i bambini che ne sono affetti, superando stereotipi e paure. 


Ecco le metafore principali:


· La nebbia: disorientamento iniziale e ignoranza di chi non sa guardare oltre le apparenze.

· L’ululato: diversità dello sviluppo comunicativo dell’autistico.

· Il branco: compagni, fratelli, società per parlare di esclusione/inclusione dell’autistico.

· Le ciliegie: interessi ristretti e aspetti sensoriali legati al gusto dell’autistico.

· La farfalla: aspetti sensoriali legati al contatto fisico dell’autistico.

· La volpe: chi è superficiale e incapace di vincere Paure e pregiudizi.

· L’oca: ruolo dei professionisti, di chi sa vincere paure e pregiudizi.

Naturalmente questo libro chiede di essere letto, guardato, raccontato insieme ai bambini, con qualche piccola accortezza che faciliti il loro coinvolgimento. 



Alcune considerazioni su questo particolare deficit. 


Un bambino autistico dovrà affrontare il percorso scolastico esattamente come tutti gli altri bambini. Sorge quindi la necessità di spiegare l’autismo ai bambini con cui si troverà a interagire in classe, ma anche a eventuali fratelli e sorelle e amichetti di questi ultimi. Questo perché, come abbiamo visto, i bambini autistici hanno comportamenti che possono apparire strani e incomprensibili agli altri (ad esempio: dondolare il busto, battersi le mani sulle orecchie, girare su sé stessi, giocare in modo ossessivo con le mani…).


Problema insormontabile? Niente affatto: i bambini hanno straordinarie risorse che, in parte, noi adulti abbiamo perso, prima tra tutte quella di un’innata inclusività, se non vengono esposti a modelli che li invitano al rifiuto di ciò che è diverso . Dunque per un bambino sarà più semplice di quanto pensiamo accettare e interagire con un compagno autistico.

Un  aspetto rilevante è il valore che diamo alla diversità. Questo non riguarda solo i bambini autistici o le persone con una qualche disabilità. E’ invece un fatto culturale paradigmatico. E’ importante educare ed educarsi all’idea che ‘diversità’ non equivale a ‘menomazione’. 

Essere diversi non significa dunque non saper fare qualcosa rispetto alle persone normali. Questo è un pregiudizio molto radicato che limita la possibilità di dialogo e di entrare in comunione con il prossimo.

Anche un bambino autistico ha dunque in sé una ricchezza che deve essere scoperta e fatta esprimere, anche se con modalità specifiche. La diversità dunque è sempre una ricchezza, mai una privazione.


Educare ed educarsi al valore alla diversità è dunque il compito principale delle agenzie educative, dalla scuola alla famiglia. “Ognuno deve fare il proprio passo in questa direzione. Gli educatori nell’aiutare i soggetti con spettro autistico a crescere nelle proprie potenzialità; la scuola ad essere inclusiva; i genitori ad insegnare ai figli a vedere il bello e il buono della diversità, senza farla temere o a etichettarla come ‘strana’”.


Far giocare i bambini tutti insieme, far lavorare i bambini in gruppo senza segregare quelli considerati diversi è la chiave dell’inclusione. Giocando o lavorando  insieme, ognuno ha lo spazio per esprimere le sue specifiche potenzialità e fare squadra. In questo modo si crea un circolo virtuoso di stima reciproca che sviluppa al contempo anche autostima. In tutti, nessuno escluso. 

I bambini con disturbi dello spettro autistico possono sembrare diversi agli occhi dei compagni di classe o di gioco. Sia per atteggiamenti esteriori  sia per le risposte agli stimoli che sono diverse da come ce le aspetteremmo.

Un bimbo che fa uno scherzo a un altro bimbo provoca risate. Il bambino autistico non è detto che risponda sorridendo, guardandolo negli occhi o magari facendo una battuta. Potrebbe avere reazioni impreviste. Questo potrebbe disorientare il compagno e influenzare in negativo i successivi rapporti tra i due. Gli adulti riconoscono con una certa facilità un bambino autistico e sanno come gestirlo o quantomeno ne comprendono la diversità. Non è così per i bambini. I loro criteri di discernimento sono diversi da quelli di un adulto e le loro categorie sulle persone sono semplici e duali: bello/brutto, giusto/sbagliato ... Da soli, non sono in grado di comprendere il perché dei comportamenti del loro compagno autistico. Vanno dunque educati in questo senso.

La diversità è sempre una risorsa per adulti e bambini. 




Tutte le classi della scuola dell’infanzia hanno partecipato alla realizzazione di un simbolo di colore blu e in ogni sezione è stata ascoltata la storia di Martino il lupo. 

Le diverse realizzazioni sono state poi esposte sulla porta della classe. 




             

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